10 cose che devi sapere sul Montepulciano d’Abruzzo

Montepulciano d'Abruzzo

Rosso corposo, la cui alta qualità è riconosciuta su tutto il territorio nazionale, il Montepulciano d’Abruzzo DOC è il secondo vino più venduto in Italia e rappresenta l’80% dei vini a denominazione di origine controllata della regione. Prodotto dalle uve del vitigno omonimo, la sua struttura complessa si distingue per un’evidente intensità organolettica e olfattiva. Scopriamo quali sono le 10 cose da sapere sul Montepulciano d’Abruzzo.

Il vitigno

Il vitigno Montepulciano, a bacca nera, può avere foglia media, foglia pentagonale, foglia pentalobata. Il suo grappolo, con 2 ali, si presenta compatto. Gli acini hanno forma subovoidale e, una volta iniziata la maturazione, presentano una buccia piuttosto spessa e dal colore blu-nero.

Il clima ideale per la coltivazione delle sue uve è quello caldo-secco delle zone collinari o di altopiano. Quest’ultimo, però, non deve essere superiore ad un’altezza di 600 metri sul livello del mare.

La storia

E’ un vitigno autoctono e le sue origini fanno riferimento al territorio della Valle Peligna, come viene confermato già nel 1792 dallo storico Michele Torcia in suo documento scritto.

Del vitigno Montepulciano si parla anche in altri testi dell’Ottocento, tra cui quello di Panfilo Serafini che, in una monografia su Sulmona scritta nel 1854, nominò il Montepulciano come una delle viti più comuni del territorio.

Per quanto riguarda la sua successiva diffusione sulla costa, ambiente altrettanto favorevole alla sua coltivazione, si pensa che questa sia iniziata a partire dalla fine dell’Ottocento.

Della sua origine esiste, però, anche un’altra versione, considerata, però, non veriteria, che, invece, vuole sia stato importato nel XIX secolo dalla Toscana da un viaggiatore che si spostava tra la due regioni.

Curiosità storico-letterarie

Del vino Montepulciano si pensa abbia parlato addirittura già Ovidio nelle Metamorfosi, quando in un passo ha sottolineato la bontà dei vitigni situati nella Valle Peligna, la località che, storicamente, viene indicata come originari del vitigno, definendola, appunto, ricca di grano e fertile per l’uva.

Un’altra ben nota curiosità è legata ad Annibale: una leggenda racconta, infatti, che guarì i cavalli colpiti da scabbia semplicemente lavandoli con vino Montepulciano.

Le denominazioni

Nel 1968 il Montepulciano d’Abruzzo ha ottenuto la DOC – nella quale rientrano 5 sottozone – con riferimento alla produzione della fascia collinare costiera e a quella della zona collinare interna del pescarese.

La qualità e la produzione della DOC, oltre che il rispetto delle regole della denominazione, vengono garantite dal lavoro di controllo e valorizzazione fatto dal Consorzio per la Tutela dei Vini d’Abruzzo.

Il vino che è stato sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno 24 mesi, di cui almeno 9 mesi in recipienti di legno, prende la denominazione di Riserva. Ha un grado alcolico di 12,50°, al palato è corposo e ha un colore rosso intenso.

Tra le sottodenominazioni, la più importante è la DOCG del Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. E’ un vino prodotto esclusivamente nei territori della provincia di Teramo, viene invecchiato per un minimo di 12 mesi, dei quali almeno 2 con affinamento in bottiglia e diventa Riserva, se invecchiato almeno per 36 mesi.

Il colore

Versato nel bicchiere, il Montepulciano d’Abruzzo sprigiona il suo colore tipico: una tonalità di rosso molto intenso, non trasparente. Nel caso in cui il vino sia stato affinato, è facilmente riconoscibile dalle sfumature granato che assume.

Il suo colore rosso resta persistente sul vetro del bicchiere quando questo viene fatto ruotare e, infatti, con il movimento si originano delle forme ad arco che restano ben visibili.

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Il profumo

Dal punto di vista olfattivo, si racconta con una evidente costruzione che lo rende un vino complesso. Si caratterizza principalmente con note fruttate, in particolare di prugna, di amarena, di frutti a bacca nera e a bacca rossa.

Se il Montepulciano è giovane, si possono distinguere anche delle note floreali che riportano alla viola e al ciclamino. Quando, invece, il vino viene affinato in botti di legno, assume ancora un altro tipo di sfumatura olfattiva mettendo in evidenza note speziate e di cuoio.

Il gusto

All’esame gustativo si presenta subito come un vino secco, tannico, particolarmente strutturato e queste caratteristiche si accentuano quando è invecchiato.

Al palato risulta molto persistente, in particolare nelle sue sfumature fruttate e speziate, oltre che armonico. Per il suo contenuto alcolico, che è minimo di 11,50°, è considerato un vino caldo.

La temperatura di servizio

Come tutti i vini rossi caratterizzati da struttura e da una speciale persistenza, anche il Montepulciano d’Abruzzo va servito ad una temperatura che può andare dai 18 fino ai 20 gradi.

Il suo bicchiere

Il bicchiere in cui va servito è un bicchiere da vino rosso, di forma tonda e di ampia dimensione. Il vino, in questo modo, può essere facilmente ruotato, ossigenato e si lascia ben esprimere dal punto di vista olfattivo, sprigionando i suoi profumi.

Per assaporarlo in tutte le sue sfumature, la bottiglia deve essere aperta almeno un’ora prima di iniziare la degustazione. Nel caso in cui il Montepulciano sia stato affinato a lungo, quindi sia ben invecchiato, la bottiglia va aperta anche due o tre ore prima di versarlo nei bicchieri.

Gli abbinamenti gastronomici

Per la sua struttura, per la persistenza, per le caratteristiche organolettiche assolutamente concrete, il Montepulciano d’Abruzzo si abbina in modo ideale con tante pietanze di speciale intensità.

Accanto a sé vuole, quindi, primi piatti elaborati e ricchi: dalle lasagne alla pasta ripiena, alla pasta alla chitarra con condimento di ragù a base di carne e con le pallottine. E’ perfetto da abbinare con l’aromaticità pregiata del tartufo nero.

Si sposa perfettamente con le carni rosse, cotte alla griglia oppure al forno, con la carne di maiale, con la porchetta, con la selvaggina, con contorni gustosi come i carciofi, con tutte le ricette tipiche regionali che mettono il sapore al primo posto. E’, quindi, ottimo insieme con un piatto di pecora alla callara.

Accompagna benissimo un tagliere di salumi della tradizione e di formaggi saporiti e a lunga stagionatura e per chi vuole sperimentare, con la sicurezza di un risultato finale più che positivo, si consiglia di assaporarlo insieme con il salmone o il pesce spada, tipologie di pesce che offrono al palato un gusto pieno.

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